E’ sempre curioso quando improvvisamente diversi personaggi pubblici si schierano a favore di un tema nuovo, ognuno di sua iniziativa, condividendo in modo forte la stessa visione.
In questo caso ho in mente Monti e la Gabanelli entrambi sostenitori del “no contante”, il primo con la proposta di rendere obbligatori i dispositivi per i pagamenti elettronici in tutti i negozi, la seconda con la decisa proposta di abolire il contante per risolvere tutti i problemi economici, e non, che affliggono l’Italia.
Questo e’ l’articolo del 14 novembre a cui faccio riferimento che provo ad analizzare in dettaglio, partendo da quanto detto nelle puntate precedenti. L’analisi non e’ solo in termini “economici” ma anche di comunicazione.
Il titolo afferma deciso “Fine del contante, fine del sommerso” come equivalenza matematica e il resto del testo segue questo stile.
L’incipit chiarisce che si tratta di un proprio personalissimo contributo che la Gabanelli si sente di poter dare, magari proprio al Professor Monti, che forse a queste cose non ha pensato.
Il primo argomento e’ quello del disavanzo primario, spiegato al lettore in 15 parole frettolose che io onestamente non ho capito. Per fortuna qui ho trovato una bella introduzione che vi consiglio.
L’Italia quindi ricava “netto” piu’ di tutti gli stati del G7? Immagino si parli di percentuali ma nonostante questo mi pare incredibile: piu’ di USA, Giappone, UK e Germania? E questo nonostante grande evasione e lavoro sommerso? Resto di stucco: non abbiamo un conto economico sano, abbiamo la piu’ straordinaria economia del mondo. Possibile?
Cmq sia il nostro problema e’, rullo di tamburi, il debito pubblico, non in senso assoluto ma in rapporto al PIL. Infatti la Gran Bretagna con “un deficit più che doppio rispetto al nostro” non ha problemi.
Al che mi sono detto: ma se il rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia e’ 120% e quello della Gran Bretagna e’ 70% come fa avere un deficit piu’ del doppio? Significa che il suo PIL deve essere altissimo. Ma il PIL inglese e’ superiore al nostro di un 20%, e infatti il loro debito pubblico, a spanne e’ circa 1200 miliardi di euro.
Insomma, qualcosa non torna.
Che stia parlando del debito pubblico + privato? Potrebbe essere, ma un attimo prima parlava di bilancio dello stato. Se cosi’ fosse pero’ la cosa sarebbe ancor piu’ strana: in termini di debito pubblico + privato l’Italia e’ uno dei paesi messi meglio in Europa.
Insomma, poco chiaro, a dir poco.
Poi iniziano gli “ipse dixit”, affermazioni buttate li’ nel mezzo del discorso non come punto di arrivo, ma come premesse gia’ implicitamente accettate.
“più è alto il rapporto debito/PIL, più è necessario tagliare la spesa pubblica, più diventa più difficile evitare una recessione.”
No, aspetta, banalmente potrebbe anche andar bene aumentare il PIL. Insomma, un po’ frettoloso come passaggio. E’ anche poco chiaro se con tagli si intenda “tagli” o “riduzione degli sprechi”.
“In presenza di forti tagli alla spesa pubblica la crescita può derivare solo dal settore privato, in altre parole: o da maggiori investimenti, o da maggiori consumi dei cittadini, o da maggiori esportazioni.”
A implica B che implica C. Quindi la soluzione erano i tagli e i tagli implicano che il settore privato o i consumi o le esportazioni possano risollevare l’economia.
Riassumo il seguito del paragrafo: per vari motivi gli investitori non investono, i cittadini non consumano e le esportazioni ce le siamo dimenticate.
“Pertanto” ne segue inevitabilmente che il rapporto debito/PIL debba tornare a 100, numero magico deciso dagli “economisti”. Insomma, dipendera’ anche un po’ dall’interesse che c’e’ su quel debito e poi il povero Giappone con il suo 225% dove lo mettiamo?
Dettagli, il primo paragrafo si conclude con la premessa per il successivo: trovare 350 miliardi.
Notare come l’obiettivo non sia contenere la crescita del debito (per cui ne basterebbero 70) ma risolvere in una botta sola il “problema” del debito pubblico, mica una cosa da poco!
Prima di analizzare il seguito isolo solo una frase che merita:
“è più probabile che decida di rendere più efficiente la propria azienda facendo dei tagli”
A mio parere i tagli di personale possono rendere piu’ “efficiente” un’azienda solo in due casi: o se si sono fatte le assunzioni sbagliate o se l’azienda vende meno di prima e quindi si ritrova con troppo personale. Nel primo caso si puo’ parlare di efficienza, nel secondo si parla di salvarsi dal fallimento.
Ma mi sembra chiaro che il messaggio qui sia un altro: tagliare il personale, in generale, implica un aumento di efficienza che tradotto significa: se hai 200 operai e produci 20 macchine l’anno, licenziane 100 e produrrai 50 macchine. Non fa una piega.
Altro ipse dixit: AUMENTARE IL GETTITO IRPEF NON DAREBBE MOLTO. In questo paragrafo di 4 righe scarse si dimostra la tesi, con un po’ di conticini spicci. Con una mano spalma uniformemente su tutti i cittadini i 350 miliardi, con l’altra afferma che il reddito non e’ distribuito in modo uniforme.
Perche’ non spalmarli seguendo la stessa curva del reddito? O anche solo con una proporzione lineare. Se guadagno 10mila euro magari ne pago 50, se guadagno 20mila pago 100 e cosi’ via. O magari con un sistema a scaglioni come fatto con le imposte sul reddito.
Il 10% delle famiglie piu’ ricche detiene il 45% della ricchezza.
Il 50% delle famiglie piu’ povere detiene il 10% della ricchezza che implica che il restante 50% delle famiglie detenga il 90%.
Insomma, o la disparita’ nella distribuzione del reddito viene presa in considerazione oppure no.
Cmq sia il discorso tassazione e’ archiviato e si passa alla patrimoniale su cui viene fatto lo stesso giochino: totale dei beni immobili diviso popolazione: 6400 euro a famiglia. Ehi, ma io non c’ho manco un box!
Comunque sia, 6400 euro su 12 mesi sono 500 euro al mese, magari diviso due sono 250 a testa, su 3 anni sono 80 euro al mese…bhe, gia’ piu’ accettabile.
E si sta parlando di passare al 100% del debito/PIL cioe’ il trionfo del bene. Quasi quasi…
Ovviamente la patrimoniale la pagherebbero anche le aziende sulle loro proprieta’, giusto? Mi sa di no…
Cmq sia niente da fare, nemmeno la patrimoniale va bene.
Si arriva per esclusione alla “caccia ai grandi evasori” che deve fare i conti con gli stati canaglia(!), “i tempi lunghi delle procure e delle rogatorie” ma noi “di tempo ne abbiamo poco” (altro slogan di moda).
Insomma, deus ex machina, entra la soluzione tecnologica: L’UNICA VIA È LA TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI ovvero l’abolizione del contante.
“Quali categorie hanno assolutamente bisogno di contante? Lo spacciatore, il tangentista, il riciclatore. Tutte le attività criminali esistono solo grazie all’uso del contante, e non contribuiscono alla ricchezza dello Stato, ma generano un costo in termini sociali, di polizia, di burocrazia, ecc.[…]Anche l’evasione fiscale e l’economia sommersa esistono solo grazie all’uso del contante.”
Insomma, senza contante non solo si recupera il 20% del PIL ma si sconfigge anche tutto il crimine e si abbattono cosi’ i costi delle forze dell’ordine e dei processi! Sticazzi!
Adesso, posso accettare che lo spacciatore di strada faccia un po’ piu’ fatica, ma davvero non sarebbe in grado di trovare un’alternativa? E il riciclaggio elettronico non esiste? E davvero le tangenti sono tutte pagate con la busta con dentro i contanti? Mi pare un po’ approssimativo come discorso…
“Se è vero che negli ultimi decenni si è cominciato a tassare di più quei beni e quelle attività che più costano alla collettività (pensiamo al tabacco, agli alcolici, all’ingresso dell’auto in città), allora esiste anche un principio sulla base del quale si possa tassare chi utilizza il contante, in quanto fattore generante costi e ingiustizia sociale.”
A implica B, non si tratta di un articolo, ma di una dimostrazione. Il paragrafo precedente ha dimostrato come il contante sia la causa di tutti i mali, quindi e’ lecito tassare cio’ che daneggia la collettivita’.
Il resto del paragrafo e’ puro rumore: aneddoti su Starbucks, l’idraulico che non fa la fattura e acrobazie bancarie. In fondo a questa confusione pero’ spicca una frase ben precisa: “i regolamenti attuativi del trattato di Lisbona prevedono che l’uso del contante possa essere fortemente compresso “purchè si rispetti il principio di proporzionalità”“. Siamo passati da Starbucks ad affermare che il Trattato di Lisbona in qualche modo gia’ prevede la tassazione (compressione?) del contante?
Prima di proseguire con il paragrafo successivo vorrei analizzare la composizione dell’evasione fiscale come descritta dallo stesso giornale su cui la Gabanelli pubblica:
“il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (26%). In pratica su un totale di circa 800 mila società di capitali il 78% non versa quanto dovuto di imposte dirette. […]La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse.”
Davvero tutto cio’ avviene “solo grazie all’uso del contante”? Parliamo di bilanci di aziende. Si scambiano i soldi con le valigette come nei film? Io pensavo facessero bonifici.
Secondo questo articolo il 60% delle evasione e’ fatto da industriali, banche e assicurazioni. Seguono commercianti, artigiani, professionisti e dipendenti con circa il 10% a testa, a scendere.
Affinche’ la “lotta al crimine” funzioni e’ implicita la tracciabilita’ non anonima di tutte le spese fatte. Se ad esempio qualcuno lanciasse sul mercato un carta di credito anonima, ricaricabile dal proprio conto corrente, tutto il meccanismo si romperebbe perche’ diventerebbe lo strumento principe dei “criminali”.
In pratica la Guardia di Finanza deve poter vedere che il datore di lavoro mi da’ 1000 euro, che io ne spenda 500 per l’affitto, 30×4 al Conad, 11 alla Feltrinelli, 100 per gas e luce e 120 alla palestra.
Non e’ chiaro cosa garantisca che la palestra in cambio di quei 120 euro non mi dia invece ella droga. Probabilmente il fatto che gli eccessivi incassi attirerebbero l’attenzione e a sua volta la palestra dovrebbe spendere grosse cifre presso “il tappezziere” per procurarsi la materia prima.
Non ho la sensazione che ad oggi quello che ostacoli il lavoro della GdF sia la mancanza di dati di dettaglio. Forse si ipotizza un gigantesco cervello elettronico che possa scoprire tutto. Da professionista del settore posso dire che queste cose tendono a succedere piu’ che altro nei film.
Il penultimo paragrafo, Proteggere i ceti deboli, e’ di nuovo un elenco a ruota libera di chiacchiere quasi deliranti, dove lo sviluppo di carte di credito prepagate determina una crescita per l’economia(!) e immagino nuovi posti di lavoro.
Sorvoliamo.
Ultimo passo: solo un’utopia? (che implicitamente e’ qualcosa di meraviglioso e desiderabile). E spunta a sorpresa la Tobin Tax la quale meriterebbe un post a parte.
La frase successiva forse spiega come mai l’articolo si ostini a parlare di G7 e non del piu’ famoso G8: la Russia (il paese di differenza tra G7 e G8 e che ha fatto default nel 98)! Insomma, nessun paese del G7 e’ mai finito sull’orlo del baratro (i paesi fuori dal G7 ovviamente non contano un cavolo visto che stanno su Marte) quindi non sappiamo che cosa possa succedere e quindi, nel dubbio, dobbiamo fare presto!
Per chiudere mi chiedo solo una cosa: ma tutti i paesi in cui c’e’ meno evasione e meno criminalita’ e che hanno altrettanto contante come fanno?
Questo e’ stato un post un po’ estemporaneo per seguire l’attualita’, dal prossimo ritorno a temi piu’ generali.